Di che cosa parla l’articolo
I sistemi sanitari, a livello globale, continuano ad essere interessati da un elevato impatto sui pazienti e sui costi a causa degli eventi avversi, per tale ragione sono chiamati ad imparare dall’industria, come quella aeronautica o nucleare, che ha raggiunto un elevato livello di affidabilità, nonostante operino in condizioni pericolose. Gli strumenti e le procedure utilizzate in altri settori vengono, perciò, impiegati nel contesto sanitario, con lo scopo di identificare i rischi ed i pericoli.
Una volta che il rischio è stato identificato, devono essere adottare tutta una serie di strumenti di controllo del rischio volti a mitigare o eliminare il rischio di danno per la salute.
Nella letteratura, il sistema di controllo del rischio definito Hierarchy of risk Controls – HoC – ha raggiunto una certa popolarità. L’approccio HoC classifica gli strumenti di controllo del rischio in base alla loro efficacia nel ridurre il rischio stesso.
L’approccio HoC, come altre tecniche derivanti dalle industrie ad alto rischio, è stato ampiamente raccomandato per il settore sanitario. L’approccio HoC del NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health) è stato diffusamente adottato nei sistemi sanitari a livello globale.
L’HoC del NIOSH prevede la seguente classificazione (da quella più efficace a quella meno efficace):
- Eliminazione: eliminare fisicamente il pericolo.
- Sostituzione: sostituire il pericolo.
- Controlli ingegneristici: isolare le persone dal pericolo.
- Controlli amministrativi: cambiare il modo di lavorare delle persone.
- PPI: dotare i lavorati di adeguati di dispositivi di protezione individuale.
Se applicato all’ambito sanitario, la letteratura disponibile indica che i ‘controlli amministrativi’, classificati tra i meno efficaci dal NIOSH, rimangono tra le soluzioni più comunemente proposte per la gestione dei pericoli.
Quali sono i punti principali
Sono stati esaminati 42 sistemi di controllo del rischio predisposti da team clinici in 4 ospedali del Servizio Sanitario Inglese e Scozzese. Tutti i membri dei vari team erano stati addestrati, tra il 2014 e il 2016, ad utilizzare l’approccio noto come Safer Clinical Systems: approccio che mira a supportare l’erogazione di un’assistenza sanitaria sicura e affidabile basata sull’apprendimento di tecniche di gestione del rischio e metodi di miglioramento della qualità, provenienti dalla letteratura e da industrie definite pericolose.
L’approccio Safer Clinical Systems prevede quattro fasi: (i) definizione e contesto del percorso; (ii) diagnosi del sistema; (iii) valutazione delle opzioni e interventi di pianificazione/controllo del rischio e (iv) cicli di miglioramento del sistema che coinvolgono l’implementazione, la revisione degli interventi e la misurazione degli outcome.
Dei 42 interventi implementati, la maggior parte, ossia 35, sono classificati come controlli di tipo amministrativo, che sono considerati ‘deboli’ nella gerarchia del NIOSH. Questa categoria comprende un gruppo estremamente eterogeneo di azioni indirizzate al miglioramento della sicurezza. Dieci interventi hanno interessato cambiamenti di tipo organizzativo e di erogazione delle cure in reparto. Altri dieci comprendevano azioni volte a formalizzare ruoli e responsabilità ed a migliorare lo skill mix; ad esempio l’aumento del numero di ore del farmacista in un reparto. Tre interventi erano basati sulla formazione. Infine, tre erano volti a migliorare la comunicazione tramite consegne strutturate e riunioni formali.
Perché è importante
La capacità dello strumento HoC di predire il successo o l’insuccesso dei controlli del rischio in contesti clinici è messa in discussione da tre problemi.
Il primo problema è che lo strumento HoC tende a classificare gli interventi solo sulla base di caratteristiche superficiali ed osservabili, senza tener conto dell’eterogeneità del contesto. Ad esempio la formazione, secondo questo strumento, è classificata come un’azione ‘debole’, ma nel contesto sanitario la formazione gioca un ruolo fondamentale, quindi descrivere la formazione semplicemente come un’azione a livello di “controllo amministrativo” è riduttivo e fuorviante.
In secondo luogo lo strumento HoC non tiene conto della relazione tra un pericolo identificato e gli interventi pianificati, poiché si tende ad assumere che gli interventi avranno la stessa efficacia indipendentemente dal contesto.
Infine l’approccio gerarchico dell’HoC potrebbe avere poco da offrire alla comprensione dei fattori sociali e organizzativi che contribuiscono al successo o al fallimento degli interventi di sicurezza in sanità.
Un’opzione migliore potrebbe essere quella di adottare strumenti che classificano i controlli del rischio ma che non implicano l’utilizzo di una gerarchia.
La complessità delle organizzazioni sanitarie e la loro intrinseca dipendenza dal comportamento umano, dalle interazioni e dalla conoscenza, indica che la semplice duplicazione di idee provenienti da altri campi, anche quando sono considerate “ad alta affidabilità”, può rivelarsi inefficace, se non addirittura dannosa. L’applicazione rigida o non riflessiva dell’approccio HoC in ambito sanitario potrebbe ingannare chi cerca di migliorare la sicurezza del paziente.