Nei luoghi di lavoro, gli individui si trovano spesso nella condizione di dover compiere più attività contemporaneamente (multi-task); ciò è particolarmente frequente tra i clinici ai quali viene richiesto di gestire più pazienti nello stesso momento, sotto pressione a causa della scarsa disponibilità di tempo. In letteratura, però, scarseggiano studi che abbiano valutato l’impatto delle attività multi-task in ambienti clinici, sebbene la ricerca in campi non-clinici, quali ad esempio le implicazioni per la sicurezza legate alle distrazioni nella guida, la psicologia cognitiva, le distrazioni legate ad attività in cui si utilizza un computer, abbiano dimostrato che le attività multi-tasking causano un incremento del tempo necessario per completare un compito, un aumento dello stress correlato, possibili vuoti di memoria e conseguenti errori, incidenti. L’impatto delle attività multi-tasking in ambito clinico rimane ampiamente non indagato.
Gli obiettivi di questa revisione sono
- sintetizzare le evidenze scientifiche disponibili nell’ambito della psicologia cognitiva, della distrazione legata alla guida e dell’interazione uomo-computer che abbiano valutato l’impatto del multi-tasking sull’efficienza e la performance;
- esaminare e confrontare cosa si sa riguardo al multi-tasking in ambito clinico rispetto alla letteratura disponibile su questo tema;
- proporre uno strumento per misurare il multi-tasking in ambiente clinico sulla base delle evidenze provenienti da altri ambiti.
I clinici hanno a che fare con compiti molto più complessi di quelli che sono stati rappresentati negli esperimenti di psicologia cognitiva, perciò, vista la carenza di studi in ambito sanitario che abbiano valutato la correlazione tra il multi-tasking e la performance professionale, viene proposta una metodologia nell’ottica di sviluppare una ricerca più consistente in questo ambito. Avere una chiara comprensione della tipologia e della frequenza del multi-tasking in campo clinico, permetterebbe di misurarlo più efficacemente e, di conseguenza, di valutare per implicazioni per la sicurezza dei pazienti.
Gli studi di psicologia cognitiva hanno valutato gli effetti del multi-tasking sulla performance, proponendo due livelli di multi-tasking:
- Multi-tasking concorrente: in cui vengono eseguiti contemporaneamente due compiti. Tale modalità ha un costo per la performance, in termini di diminuzione dell’accuratezza e del tempo di reazione agli stimoli ambientali.
- Multi-tasking intercalato: in cui vengono eseguiti due compiti in modo alternato, che prevede una ‘riconfigurazione’ per affrontare il nuovo compito, con conseguente aumento dei tempi di risposta e della possibilità di errore.
Rispetto agli studi di psicologia cognitiva, in cui viene valutato l’impatto del multi-tasking sulla performance, la letteratura medica ha focalizzato l’attenzione sull’identificazione di quanto frequentemente i clinici si trovano a dover affrontare due o più compiti contemporaneamente.
Uno studio ha esaminato il numero di pazienti di cui un medico si fa carico simultaneamente. Nei reparti di emergenza i medici gestiscono un singolo paziente solo nel 16% dei casi, rispetto al 59% di un medico di medicina generale. Un medico di pronto soccorso passa 37,5 minuti all’ora a gestire tre o più pazienti, rispetto a 0,9 minuti all’ora di un medico dell’assistenza sanitaria di base.
Un esempio di multi-tasking concorrente in ambito sanitario è: un medico sta preparando un campione di sangue da mandare in patologia, mentre chiede all’infermiera informazioni su un altro paziente.
Un esempio di multi-tasking intercalato in ambito sanitario è: mentre si prepara un campione di sangue da mandare in patologia, il medico si ferma per chiedere all’infermiera informazioni su un altro paziente.
Sebbene il multi-tasking sia comune in campo sanitario, gli studi disponibili in questo settore sono prevalentemente di tipo descrittivo, con limitate evidenze dell’impatto del multi-tasking sulla performance professionale o sugli errori medici.